«Più risorse per i bambini»
Il Nobel Heckman: «È la chiave del vero sviluppo»
« Il cuore del problema delle disuguaglianze e dello sviluppo della società sta nella capacità di arricchire la vita dei bambini, arricchendo la vita delle famiglie. Non è nella scuola che si decide il loro destino. È nell’ambiente familiare che più è ricco, stimolante, partecipativo, più offre opportunità. Per questo servono politiche sociali che diano respiro e motivazione ai nuclei familiari: sono i programmi di investimento sui bambini ad avere risultati molto più alti. Dobbiamo arricchire la vita dei bambini quando sono piccoli. Dopo è tardi». Parola di James J. Heckman, premio Nobel per l’economia nel 2000, che domani all’Università Cattolica di Milano terrà una lectio magistralis , presentando le sue teorie sullo sviluppo del capitale umano e il legame fra economia e psicologia. Con un titolo che diventa uno slogan: «Contro la crisi investiamo sui bambini». «Il risultato, in termini non solo sociali e politici, ma anche economici, sarà eccellente», sottolinea il professor Luigi Campiglio, prorettore dell’Università Cattolica di Milano, anticipando i temi che affronterà con l’economista dell’Università di Chicago. L’equazione di Heckman, che Campiglio sposa pienamente, è semplice: investire nelle risorse educative e di aiuto alle famiglie, a sostegno delle capacità cognitive e non cognitive dei bambini da 0 a 5 anni, porterà a cittadini più capaci, produttivi, di valore che creano sviluppo economico e sociale anche per le generazioni future.
E questo con numeri alla mano: «Il tasso di rendimento per gli investimenti precoci nei bambini è nell’ordine del 15%; il tasso di rendimento sul capitale umano, inteso nel senso tradizionale degli anni di educazione formale, è stimato al 5%», spiega il professor Campiglio presentando uno dei suoi ultimi studi. Da qui la «convenienza» di investire sui bambini e sulle famiglie.
Ma quali sono gli strumenti per tradurre in politiche queste teorie? «Una strada può essere quella del quoziente familiare di cui tanto si è parlato in questi ultimi anni. Di certo va cambiato il modello di welfare, ormai superato, troppo sbilanciato su pensionati ed operai. Dobbiamo salvaguardare il presente, ma non dobbiamo dimenticare di investire sul futuro. E il futuro dipende dalle famiglie e dai bambini». Il nostro Paese invece «soffre» in termini demografici ed economici proprio per la mancanza di politiche di questo tipo. «In Francia una coppia con tre figli viene considerata normale. Da noi è numerosa», dice Campiglio. La differenza sta anche qui: l’Italia spende due punti di Pil in meno di Francia e Germania per soddisfare le funzioni della famiglia. Secondo l’Eurostat il numero di famiglie a rischio povertà, dopo gli interventi di spesa sociale, diminuisce in Italia di 3-4 punti; in Francia questo rischio diminuisce di 10 punti; in Svezia addirittura di 12 punti. «Sono investimenti che incidono positivamente su tre ambiti fondamentali: il reddito da adulto, la salute e la criminalità». Completamente un’altra prospettiva. Se si considera anche il rapporto Stiglitz-Sen commissionato dal presidente francese Sarkozy sull’economia del benessere, si ha l’idea di come stia prendendo piede un altro approccio, rivoluzionario, sul valore della ricchezza. «C’è un’attenzione verso certi temi che potrà sfociare in qualcosa di interessante», conclude Campiglio. E le teorie di Heckman sono una solida base da cui partire. fonte AVVENIRE – domenica 27 settembre ’09