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Costo dei figli? A proprio carico

Costo dei figli? A proprio carico

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di Bruno Cescon

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La politica può nutrirsi di chiacchiericcio, ma la famiglia non vive di chiacchiere. I redditi dei nuclei familiari italiani diminuiscono e il costo dei figli è sostanzialmente a loro carico: pochi gli aiuti dallo Stato.
Ironicamente possiamo aggiungere: meno telecamere di sorveglianza e più aiuti alle madri, più servizi per i figli; meno dibattiti sugli statuti dei lavoratori e possibilità concreta di accesso al part time per le donne con facilitazioni per un orario di lavoro personalizzato per le mamme, come avviene in Germania, Svizzera e altri paesi nordeuropei, a cui ci si ispira per l´aborto ma non per queste agevolazioni. In Francia del resto i consumi della famiglia, sostenuta dallo Stato, hanno rallentato la caduta economica favorendo la ripresa.
Checché se ne dica sulle pizzerie piene la crisi economica ha continuato a colpire le nostre famiglie. L´anno scorso il reddito disponibile secondo l´Istat è diminuito del 2,8 per cento. Non succedeva da almeno vent´anni. Ha colpito anzitutto quell´area che un tempo si usava definire del ceto medio. Una seconda area di famiglie è finita nella zona del bisogno, così che possiamo definirla povera. Lo confermano le caritas e i centri di volontariato della nostra diocesi che distribuiscono le borse della spesa: tra quante le richiedono ormai sono il 30/35 per cento le famiglie italiane. L´Istat parla di due milioni e mezzo di poveri. Può essere che ci avviciniamo a quella previsione dei sociologi sulla società dei due terzi che se la cava bene o benissimo (ecco i ristoranti pieni) e dell´altro terzo che arranca fino alla povertà.
Fa da riscontro a queste difficoltà un altro rapporto sulla famiglia 2009 del Cisf (Centro internazionale studi famiglia). Denuncia che il 35,5 per cento delle famiglie con figli ha difficoltà economiche. Secondo la ricerca in Italia le spese mensili, per i beni necessari ad un figlio, sono in media di oltre 300 euro, pari a 3.800 euro l´anno. Poi si dovrebbe aggiungere tutto il resto che garantisce uno standard di qualità della vita accettabile.
Molte coppie, allora, rinunciano a porsi l´obiettivo di generare perché altrimenti non riuscirebbero ad arrivare a fine mese. In effetti i tassi di natalità continuano ad essere bassi. Si aggirano da qualche anno attorno all´1,4 figlio per donna, riducendosi a meno di uno nel nostro Friuli, ben lontani dal 2,1 che assicurerebbe il ricambio generazionale.
Di fatto se si vuole riequilibrare il tasso demografico e diminuire la povertà delle famiglie occorre che lo Stato, le regioni, i comuni sostengano la famiglia. Attualmente si può parlare di una de-responsabilizzazione del pubblico, che nonostante qualche aiuto, finisce per disinteressarsi praticamente del problema. Non si può relegare la scelta di avere figli alla sola responsabilità privata.
Purtroppo ed effettivamente le coppie che vogliono procreare lo fanno a proprio rischio e pericolo. Il costo privato sostenuto dalle famiglie è troppo elevato e il bene comune del futuro, rappresentato dai figli, costituisce un rischio economico distribuito in modo non equo, né coerente con l´obiettivo di uno sviluppo sostenibile. Una conseguenza almeno sta sotto gli occhi di tutti. La nostra economia, pur in crisi, e la nostra assistenza sociale necessitano di un alto apporto di manodopera straniera, con tanti problemi di integrazione.