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Diario di una maestra numerosa: tutti in classe

Diario di una maestra numerosa: tutti in classe

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A poco più di un mese dall’inizio, possiamo, senza ombra di dubbio, affermare che la Scuola ci ha travolto più del solito ed è stata una partenza particolarmente sentita e un esordio inevitabile che ha prodotto sensazioni contrastanti in ogni componente coinvolta: alunni, maestri, famiglie.
Alla gioia del cominciare in presenza, si è subito mischiata l’inquietudine del “siamo punto da capo”, con classi in quarantena a tre giorni dall’apertura. Per non parlare delle misure sanitarie sempre al primo posto e addirittura prioritarie rispetto a tanti aspetti didattici. Abbiamo banchi distanziati un metro l’uno dall’altro e un intrigante bollino verde adesivo appicciato al pavimento come segno di collocazione inamovibile. Abbiamo postazioni fisse per garantire la tracciabilità in caso di un alunno positivo e la mappa dell’aula è ben visibile sulla cattedra e sul computer del referente covid a indicare, con incredibile verità, chi è dove così come il compagno ritenuto contatto stretto: quello davanti, quello dietro, quello a destra e quello a sinistra. Ed ecco che, finalmente e senza sforzo, tutti stanno imparando i concetti topologici che, di solito, appaiono un ostacolo insormontabile a volte fino in quinta. Grazie alla situazione attuale, l’orientamento spaziale è acquisito e, se andremo avanti così, non sbaglieremo più nemmeno Nord, Sud, Est ed Ovest addirittura senza leggere Il mago di Oz.
Anche storia sembra risolta: rappresentiamo la linea temporale della pandemia e via… fa pure rima, in assoluta interdisciplinarità con italiano. Per non parlare di arte e immagine. In qualunque disegno, i bambini si rappresentano con la mascherina al posto della bocca, con le mani strofinanti gel igienizzante e posizionati ai quattro angoli del foglio per mantenere il distanziamento.
E scienze? Già finita prima di cominciarla: sappiamo quanto è salutare tenere le finestre spalancate in qualunque stagione e con qualsiasi tempo. Aria corrente, pulita, brezzolina e aromatizzata di funghi e uva in questo per fortuna assolato autunno, con foglie svolazzanti dai colori caldi, gialle, rosse, arancioni grazie alle quali scopriamo che la clorofilla verde se ne sta andando in un meritato riposo. A breve avremo addirittura la certezza del Natale alle porte grazie a Mago Gelo che ibernerà le nostre mani con la penna incorporata a mò di sesto dito e ci terrà ben vigili e svegli con profumo di muschio e abete. Altro che boccata d’aria fresca, siamo ben più avanti. Eh sì, al di là dei dolori articolari di noi vecchie maestre di cui non importa proprio niente a nessuno, facciamo, come sempre, di necessità virtù, integrando la nostra vita attuale con i programmi disciplinari, con le competenze da acquisire, con gli obiettivi da raggiungere.
Covid o non covid. I bambini sono virtuosi: non solo considerano la mascherina una parte di corpo e non c’è quasi più bisogno di ricordargliela, ma si dimostrano, ancora una volta, entusiasti, creativi, propositivi e sul pezzo. Vivono ogni momento insieme come un premio e ogni proposta come un regalo: sanno che, da un giorno all’altro, il rischio dad c’è ancora e dimostrano una maturità sorprendente. Non si fanno scappare nessuna occasione perché hanno provato sulla propria pelle che non è né ovvia né certa. Non sono più i bambini del pre-covid. Sono meglio, molto meglio. E hanno sviluppato competenze fino a ventiquattro mesi fa impensabili a nemmeno dieci anni. È produttivo stare con loro, è sempre tempo guadagnato, sempre il miglior tempo speso. Sono buffi, di buon umore e mi insegnano la gioia dell’intraprendenza, la concretezza della curiosità, la purezza dell’ingenuità. “Maestra, oggi sei così elegante perché c’è la verifica di scienze?” mi ha chiesto, guardandomi basita, un’arguta ricciolina bionda. Oltre a farmi ridere di gusto, mi ha fatto incredibilmente riflettere.
Abbiamo davvero raggiunto il nostro scopo se, nella loro testolina di bambini, le occasioni scolastiche come le verifiche sono considerate così importanti da meritare un abbigliamento elegante al pari di una cerimonia. Mi vestirò sempre così: promesso. Grazie, monelluccia bionda, ci hai riempito di allegria, di speranza e di fiducia e ci hai confermato, ancora una volta, che, grazie a voi, niente di questi ultimi anni è andato perduto o sprecato. Anzi.

di Barbara Mondelli